Una brutta influenza

Luca Cozzuto
5 min readJul 23, 2020

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Influenza spagnola a sinistra, pandemia Covid a destra

Una delle discussioni più accese sul Covid riguarda la possibilità che sia in fondo solo una brutta influenza.

Considerando che i virus influenzali possono causare sia lievi epidemie stagionali sia eventi pandemici in grado di provocare milioni di morti (come l’asiatica del 57/58 e l’influenza di Hong Kong del 68/69), che cosa si intende in realtà per brutta influenza?

Uno dei modi di stabilire le dimensioni di un evento pandemico è confrontare l’eccesso di mortalità che esso produce rispetto alla media degli anni precedenti.

Generalmente la mortalità aumenta nel periodo invernale e diventa più alta della media proprio a causa delle epidemie stagionali di influenza, che causano dei “picchi di mortalità”.

Osservando la mortalità degli ultimi anni dei paesi europei, possiamo vedere come il Covid nel 2020 abbia causato un picco di mortalità (cerchiato in rosso) molto più alto dei picchi di influenza stagionale.

https://www.euromomo.eu/graphs-and-maps

Il “picco Covid” avviene successivamente all’influenza stagionale che proprio nel 2020 è stata particolarmente benevola generando un picco molto basso proprio all’inizio dell’anno, cerchiato in verde. Il picco Covid è attutito poichè avviene in un periodo in cui il trend della mortalità vira naturalmente verso il basso.

Sia il Covid che l’influenza stagionale non sono in grado di provocare un eccesso di mortalità nel range di età 0–14. Nella fascia 15–44, invece, il Covid ha causato un piccolo ma significativo aumento della mortalità, aumento che diviene sempre più marcato nelle successive fasce di età (da notare le diverse scale usate per la rappresentazione dei dati).

https://www.euromomo.eu/graphs-and-maps

Ad oggi il Covid ha causato 35,000 decessi accertati in Italia e 28,500 in Spagna (quest’ultimo dato, in entrambi i paesi, potrebbe salire fino a 44,000 se si tiene conto della mortalità in eccesso), nonostante entrambi i paesi abbiano optato per un lockdown totale. È quindi evidente che il Covid sia qualcosa di diverso da una comune influenza stagionale che in base alla mortalità in eccesso si stima causi, in Italia, circa 8,000 morti.

Eccesso mortalità (The Economist)

Stimare la letalità di un virus mentre la pandemia è ancora in corso è molto difficile porché non è possibile sapere quante persone ha effettivamente infettato.

Alcune stime, che si basano sull’analisi degli anticorpi sviluppati dai guariti, indicano, che il SARS-Cov-2 abbia infettato il 5% della popolazione spagnola (e il 7% circa nella provincia di Barcellona).

Partendo da questi numeri e dal numero di morti in Spagna in quel periodo gli autori stimano un tasso di letalità dell’1%.

In questo stesso studio però si mostra che alcune persone perdano gli anticorpi dopo qualche mese dall’infezione, quindi il numero delle persone infettate sarebbe più alto di quello predetto dall’analisi degli anticorpi e per contro il tasso di mortalità più basso.

Uno studio recente che ha rianalizzato i dati provenienti da altri studi (meta-analisi) ha rivisto il tasso di letalità del Covid al 0.68%, con un range che va da 0.53 a 0.82%.

Questo significa che se il SARS-Cov-2 riuscisse a infettare tutti gli italiani causerebbe all’incirca 400 mila morti.

In realtà un evento così drammatico è poco probabile in quanto dopo aver infettato una grossa fetta di popolazione il virus avrebbe difficoltà a diffondersi per il sopraggiungere della immunità di gregge.

Studi recenti hanno stimano che l’immunità di gregge per il SARS-Cov-2 potrebbe instaurarsi nel momento in cui il virus abbia infettato circa il 50–60% della popolazione. In questo caso il virus causerebbe all’incirca 200,000 morti in Italia: ovvero cinque volte più alto del numero attuale.

Gli Stati Uniti

Gli stati di New York e il New Jersey sono gli stati americani più duramente colpiti dal coronavirus. Hanno avuto un numero di decessi pari al 0,17% della loro popolazione e per questo sono diventati loro malgrado oggetto di studi per la stima della mortalità del virus.

A New York è deceduta di Covid una persona su 600, mentre nel New Jersey una su 560. Anche in questo caso i soli morti accertati di Covid non spiegano completamente l’eccesso di mortalità.

Se ipotizzassimo che questi stati abbiano raggiunto l’immunità di gregge (50% della popolazione infetta) avremmo che il tasso di letalità del virus (o IFR) sia 0,34%. Studi di sieroprevalenza condotti a fine Aprile indicavano invece che solo un newyorchese su 5 avesse gli anticori e quindi fosse stato contagiato. Si stimava quindi un IFR intorno allo 0.7%.

Stress ospedaliero

Il Covid ha inoltre un’ altra caratteristica che lo rende diverso rispetto alla comune influenza stagionale: ha un tasso di ospedalizzazione molto alto, con necessità di ricovero del paziente in terapia intensiva ed in reparti specializzati per solo pazienti Covid, a causa dell’elevato rischio di contagio.

Nonostante tutte le precauzioni gli operatori sanitari sono stati colpiti molto duramente: in Italia quasi 30 mila operatori si sono contagiati e più di 160 medici e 40 infermieri sono morti.

Tutto ciò ha portato in breve tempo al collasso del sistema sanitario, con conseguenze drammatiche non solo per i pazienti Covid ma anche per tutti gli altri pazienti.

I paesi hanno dovuto in brevissimo tempo incrementare la capacità ospedaliera allestendo ospedali da campo e creando nuovi posti di terapie intensiva. Per prendere tempo e ridurre la diffusione del virus hanno bloccato tutte le attività non essenziali (lockdown).

Nonostante tutto, il numero dei morti è stato così alto e concentrato nel tempo che molti paesi hanno usato fosse comuni per stipare i cadaveri o trasformato strutture commerciali in mega-obitori.

Il palacio de hielo di Madrid convertito in obitorio

In conclusione il SARS-Cov-2 non può essere considerato una banale influenza stagionale ma appartiene alle grandi pandemie influenzali che flagellano l’umanità da secoli. Negli ultimi trecento anni questi fenomeni sono avvenuti in media tre volte per secolo.

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Luca Cozzuto
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Written by Luca Cozzuto

Biotechnologist and bioinformatician. Spain, Italy.

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