La patologia Covid19 e i trattamenti

Luca Cozzuto
5 min readMar 31, 2020

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Il Covid19 (coronavirus disease 2019) causato dal virus SARS-CoV- 2 è una patologia non ancora completamente definita.

Nella maggioranza dei casi è asintomatica o si manifesta con sintomi lievi tra i quali tosse secca, dolori muscolari e febbre. In questi casi il semplice uso del paracetamolo permette di alleviare i sintomi. Il virus può infettare le mucose nasali e orale e causare alterazioni di gusto e olfatto (in alcuni casi i sensi sono completamente assenti) e può colpire l’apparato gastrointestinale (molto frequente nei bambini) causando diarrea e vomito.

Le forme severe di Covid19 sono invece rappresentate dalla comparsa di una polmonite bilaterale interstiziale, che può aggravarsi al punto tale da causare la morte del paziente. Sono rarissimi invece i casi di encefaliti.

Nei pazienti con polmonite si ha un’alterazione degli scambi gassosi tra sangue e atmosfera a livello degli alveoli polmonari, con conseguente ipossiemia, ossia ridotta quantità di ossigeno disponibile nel sangue. Spesso, ma non sempre, tale condizione si associa a ipossia, cioè a una ridotta quantità di ossigeno disponibile nei tessuti. In questi casi il sintomo più tipico è la dispnea, ossia la difficoltà nel respirare.

Disporre di un saturimetro o pulsiossimetro permette al paziente di tenere sotto controllo la ipossiemia e capire tempestivamente quando è il momento di chiamare i soccorsi. Questo strumento infatti misura la saturazione di ossigeno (SpO2) nel sangue, i cui valori normali oscillano tra 98 e 99 (i fumatori possono avere un valore leggermente più basso). Si comincia a parlare di ipossiemia quando il valore di SpO2 è inferiore a 95 e di ipossiemia grave quando è inferiore a 90. In quest’ultimo caso è fondamentale intervenire immediatamente in quanto il paziente ha bisogno di una somministrazione di ossigeno.

Pulsiossimetro portatile

Nei casi meno gravi può essere sufficiente l’ossigenazione mediante l’uso di mezzi non invasivi, come le mascherine. Nei casi più gravi invece è necessaria la ventilazione assistita mediante l’uso dei caschetti C-pap, o mediante l’intubazione del paziente.

Al 31 Marzo in Italia il Covid 19 ha causato più di 12 mila decessi mentre sono circa 100mila i casi confermati di pazienti affetti dalla patologia. Il numero dei guariti si aggira intorno a 15 mila, tuttavia sono sconosciuti i danni a lungo termine e il tipo e la durata di immunità che il virus è in grado di lasciare dopo la guarigione.

Considerando che molto spesso questa patologia rimane asintomatica o si presenta con una sintomatologia lieve è facile rendersi conto che il numero dei casi è ampiamente sottostimato.

Uno studio dell’Imperial College stima in circa 6 milioni il reale numero di casi in Italia (con una forbice che va da 2 a 15 milioni). Anche il numero dei decessi per Covid19 sembra essere molto più alto di quello riportato. Almeno per quanto riguarda la mortalità di Bergamo, un altro studio ha rivelato che il numero dei morti per Covid potrebbe essere fino a 4 volte superiore.

Il test di elezione per la diagnosi precoce dell’infezione da SARS-CoV-2 è la RT-PCR su un campione prelevato con tampone naso-faringeo. La sensibilità di questo test (includendo anche il prelievo del campione) varia dal 50 all’80% e andrebbe quindi ripetuto per poter essere certi del suo risultato.

Per la diagnosi di polmonite invece si esegue una radiografia o una TAC. Quest’ultima risulta la tecnica diagnostica di elezione in caso di Covid19 in quanto permette di osservare un quadro clinico di polmonite molto tipico di questa patologia.

Essendo questa patologia causata da un virus nuovo, non esistono farmaci specifici e quelli in uso sono per lo più sperimentali. In caso di polmoniti gravi, che richiedono il ricovero ospedaliero, è stato usato un trattamento con una combinazione di farmaci costituita da un antimalarico, l’idrossiclorochina ed un antibiotico l’azitromicina, che sembra abbiano anche azioni antivirali. Gli studi a supporto di questa combinazione sono pochi e sono stati ampiamente criticati. Nonostante tutto sono in corso trials clinici per attestarne definitivamente l’efficacia (EDIT: dopo diversi trials si è appurata l’inutilità della combinazione, nonostante tutto ci sono ancora scienziati e politici che sostengono questa terapia).

È importante sottolineare che l’uso combinato di idrossiclorochina e azitromicina può essere eseguito solo in ospedale e sotto stretto monitoraggio, in quanto può causare seri danni al cuore. Il rischio aumenta considerando che il virus può causare in alcuni casi aritmie e danni cardiaci. (EDIT: l’idrossiclorochina è attualmente ritenuto inutile contro il COVID19, nonostante tutto ci sono ancora scienziati e politici che sostengono questa terapia. Purtroppo due delle vittime più illustri di questo virus sono stati il metodo scientifico e la comunicazione scientifica).

Un altro farmaco in uso è il Remdesevir, un antivirale usato con successo contro diversi tipi di virus, tra cui i coronavirus MERS e SARS. Diversi sperimentazioni cliniche sono in corso e alcuni pazienti Covid gravi sono stati effettivamente guariti con questo farmaco. (EDIT: il farmaco è in grado di ridurre il tempo di ospedalizzazione ma non la mortalità dei pazienti)

L’osservazione, nei casi più gravi di Covid, di una risposta immunitaria abnorme, caratterizzata dalla cosiddetta tempesta di citochine che può essere potenzialmente fatale, ha suggerito l’impiego di alcuni farmaci in grado di prevenire e trattare questa sindrome e che sono attualmente in sperimentazione clinica. Si tratta del Tocilizumab e del Ruxolitinib. Entrambi agiscono sullo stesso meccanismo biologico e attualmente sono i farmaci salvavita più promettenti. Diversi pazienti gravi sono migliorati in seguito alla terapia con questi farmaci. Il tocilizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che funziona da immunosoppressore e viene impiegato per il trattamento dell’artrite reumatoide. Attualmente è in sperimentazione clinica in Italia grazie al gruppo del dott. Ascierto che ne ha suggerito l’uso dopo un confronto con colleghi cinesi. Il ruxolitinib invece è usato per prevenire il rigetto nei trapianti di midollo. (EDIT: il tocilizumab è risultato inefficace in un clinical trial randomizzato).

Il problema dell’impiego di questi farmaci è rappresentato soprattutto dalla loro disponibilità. Fino a qualche mese fa infatti, non era minimamente prevedibile il loro impiego come farmaci d’elezione in una pandemia.

EDIT: uno dei pochi farmaci risultato davvero in grado di ridurre di un terzo la mortalità negli intubati e di un quinto in genere nei casi gravi è il desametasone. Questo vecchio farmaco ampiamente studiato e utilizzato non smette mai di stupire. In questo momento sono allo studio l’uso del plasma da pazienti guariti e l’uso di anticorpi monoclonali per neutralizzare il virus. Nel frattempo sono in corso di sviluppo ben 169 vaccini di cui 26 in trials clinici.

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Written by Luca Cozzuto

Biotechnologist and bioinformatician. Spain, Italy.

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