Intervista al Coronavirus parte II
— Ah è di nuovo qui? Come sta? È da un pò che non la vedevo.
— Adesso bene grazie. Ho passato un paio di settimane con la febbre forte, tosse e mal di testa. Poi fortunatamente è passata. Ancora non sento bene odori e sapori, di sicuro lei non è una semplice influenza.
— (Con la faccia disgustata) Questa è stata una offesa gratuita che diversi di voi mi hanno rivolto all’inizio. Mi sono sentito davvero sminuito, mi creda. Certo non sono Ebola, però affermare che “si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale” mi ha colpito nel profondo. Mi è venuta una gran voglia di farvela vedere, come una sorta di rivalsa.
— Non intendevo rammentarle queste cose, non si crucci.
— (Sorride con la sigaretta tra i denti) No ma che crucciarmi, ma scherza? Io mica mi adombro per queste cose? Non lo vede? Sono in una festa tra amici (si sentono schiamazzi alle sue spalle, un suo amico importuna una ballerina urlandole: “Te nfettasse!”).
Ogni volta che infetto una persona inizia una battaglia epica, un gioco di scacchi che si basa tutto sul tempo. Figuri se mi preoccupo per delle frasi così inaccurate. Alla fine devo anche ringraziare chi mi ha preso sottogamba. È grazie a costoro se sono ancora in giro
— In che senso scusi?
— Beh, vede appena riuscii a penetrare negli esseri umani mi sono ritrovato a combattere per la sopravvivenza, come tutti a questo mondo d’altronde. Laddove prosperavo adesso mi riproduco con grosse difficoltà, sono dovuto emigrare un pò come fanno i vostri ricercatori (non trattiene una risata sguaiata che gli fa cadere il mozzicone).
Adesso ho trovato l’America (continua a ridere). Quelli piuttosto che fermarsi farebbero morire tutti gli anziani. Sarebbero pronti a sparare agli infetti per evitare chi mi propaghi, chissà che non lo facciano sul serio.
— Ritorniamo alla battaglia campale, cosa succede quando infetta un essere umano?
— Guardi non credete di essere speciali voialtri eh? Voi siete solo alcuni degli ospiti che riesco a infettare. Adesso mi trovo bene pure nei felini checché ne pensino i vostri animalisti: infetto gatti e pure tigri.
— Si va bene, intendevo quando infetta un ospite quale che sia.
— (Si fa serio) Eh succede che inizia quella che è la nostra esistenza. Penetriamo nelle cellule e sabotiamo il loro metabolismo per produrre svariate migliaia di copie di noialtri. Se tutto va bene nel giro di qualche giorno inizierete a tossirci e spargerci ovunque. Altri come voi ci respireranno e si contageranno. Dopodiché inizia una battaglia senza quartiere col vostro orribile sistema difensivo.
— Il sistema immunitario?
— Ah lo chiamate così? Che sistema terribile. Prima le vostre cellule infettate espongono i nostri componenti in superficie grazie a delle “mani molecolari”. Si comportano come degli spioni che allertano quelle altre cellule con cui entriamo in battaglia. E nel frattempo usate qualsiasi sistema per guadagnare tempo. Alzate la temperatura, rilasciate molecole che interferiscono con la nostra replicazione. Si gioca tutto sul filo dei giorni. In questo periodo migliaia di cellule immunitarie tastano le nostre parti con le loro tenaglie. Ogni cellula ha una tenaglia unica e una volta trovata la cellula con la tenaglia adatta a legarci iniziano i problemi. La cellula si attiva e inizia a replicarsi, a cercare le cellule infette e a ucciderle. Altre invece rilasciano altri tipi di tenaglie che ci legano, ci segnalano, ci impediscono di fare quello per cui esistiamo (mostra rassegnazione e rabbia).
— Quindi alla fine riusciamo a eliminarvi.
— (Torna a sorridere) ma quanto siete belli. Ma certo che ci riuscite. Nella maggior parte dei casi. Solo che a noi interessa restare invisibili in modo da diffonderci in quanti più “ospiti” possibili. Prima o poi qualcuno con un sistema immunitario peggiore lo troviamo, con qualche acciacco, come la chiamate? Ah si una co-morbidità.
— Ah si, il discorso delle morti “col coronavirus” e non “per coronavirus”.
— Ancora?
— Come, scusi?
— Offende di nuovo?
— Ma non non volevo, richiamavo questa definizione che si continua ad usare…
— Ma lei pensa davvero che a un morto interessi se è “per” o “con”? Sicuramente se non si infettava continuava coi suoi acciacchi ancora a lungo mi creda. Poi non è che ho interesse a uccidere, nella maggior parte dei casi neanche è tutta colpa mia.
— Come no?
— Beh il vostro magnifico sistema immunitario nell’estremo tentativo di fermarci inizia ad andare fuori controllo. Vede alla fine in una buona parte dei casi vi suicidate. In pratica rispondete così violentemente da distruggere tutto pur di fermarmi. Non so come specie potrei pure capirlo, limitate il contagio, ma come individuo. Alla fine non mi sembra una strategia vincente se mi permette la critica.
— Però non può negare il fatto che stiamo facendo di tutto per fermarla. Abbiamo messo su ospedali interi in pochi giorni, testato medicine, salvato vite.
— Ah devo ammetterlo uno sforzo senza precedenti. Devo congratularmi. (Si è acceso un sigaro e inizia a ridere) magari se la prossima volta proteggete meglio chi ci lavora negli ospedali e evitate che mi propaghi inconsapevolmente ai colleghi, ai familiari e agli ammalati sarebbe meglio, che dice? (continua a ridere)
E magari se controllaste meglio quelle vostre case per anziani che sono un pò come un deposito di munizioni messo in bella vista durante una guerra. Io non è che ho le gambe e posso decidere dove andare: mi ci portate voi!
— In effetti di errori in questa storia ce ne sono stati tanti.
— Si potrebbe scrivere un manuale guardi: “cose da non fare durante una epidemia”. Ancora ho nelle orecchie questi vostri slogan bellissimi sulle città che non si fermano. Si vede che a livello comunicativo siete dei grandi esperti: “Non ci fermiamo, andiamo avanti, vi offriamo un aperitivo, continuiamo come al solito ”. Magari se invece del marketing vi occupaste un pò di più del contenuto…
Persino io sono riuscito a fare meglio di voi bloccando le vostre inutili guerre, almeno per un pò eh, non pretendo davvero di cambiare la vostra natura io. Magari finisce che mi diate il nobel per la pace.
— Uno si potrebbe aspettare che in queste situazioni drammatiche l’essere umano tiri fuori il meglio di sé.
— (Sorride sornione) Ma lei non è un pò cresciuto per credere alle favolette a lieto fine? Ma lei davvero crede in uno sforzo di tutta l’umanità per combattere il nemico comune? Andiamo.
Ci sono paesi che stanno approfittando di me per ottenere vantaggi sui rivali, dittature che si ergono a salvatori dell’umanità dopo aver fatto di tutto per nascondere cosa stava covando. Non aspettatevi la solidarietà degli altri, in questo mio breve viaggio tra di voi ho appreso che il denaro vale spesso più delle vostre vite.
— Quando andrà via? Quando ci restituirà di nuovo le nostre vite?
— Ma che scherza? Io sono appena arrivato…