COVID-19 in Italia e nel mondo

Luca Cozzuto
3 min readMar 6, 2020

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Segue da qui.

Il SARS-CoV-2 è ormai ovunque: 75 paesi hanno riportato almeno un caso di COVID-19 e in 13 ha causato almeno un morto (aggiornato al 02/03/2020). Il 05/03/2020 ha superato i 100,000 casi anche se per fortuna più della metà sono guariti.

La Cina continua ad avere il maggior numero di ammalati (23,643) e in particolare la provincia di Hubei, dove è cominciato tutto, è ancora la più colpita (22,628). Sempre considerando il numero dei casi riportati, l’Italia diventa il quarto paese più colpito con 4,636 casi, dietro alla Corea del Sud (6,593) e all’Iran (4,747).

Se consideriamo invece il tasso di mortalità, nella provincia di Hubei siamo intorno a un 4,3%, in Iran al 2,6% mentre in Italia al 4,2%. La mortalità in in questi luoghi è molto elevata se si considera che in Corea del Sud e in Cina al di fuori della provincia di Hubei la percentuale di morti è rispettivamente lo 0,6% e lo 0,8%.

Un tasso di mortalità troppo alto è indice di una probabile sottostima degli infetti, ovvero i casi lievi e asintomatici stanno sfuggendo al conteggio e questo può rappresentare un ostacolo alla circoscrizione dei focolai epidemici e alla conseguente diminuzione dei casi gravi.

Il dato della Corea del Sud in particolare dovrebbe farci riflettere, poiché sono quelli che hanno fatto più test di tutti.

https://www.worldometers.info/coronavirus/covid-19-testing/

Se prendessimo per buono il loro valore di mortalità potremmo stimare che stiamo “perdendo” tra i 20 e i 30 mila asintomatici o lievemente sintomatici.

Avere una mortalità inferiore è di certo una buona notizia: il problema però è che molte persone per guarire hanno bisogno di essere ricoverati ed alcuni addirittura di essere intubati e ventilati. E non abbiamo molti posti di terapia intensiva in grado di accogliere tutti in caso di epidemia massiva.

Fortunatamente siamo in periodo in cui la normale influenza sta diminuendo e alleggerirà un pò il carico del sistema sanitario.

Diamo adesso una occhiata alla distribuzione delle vittime per classi di età pubblicate dal CDC cinese. Osserviamo che la parte della popolazione a rischio è quella over 50. Agli 80 la mortalità arriva a sfiorare il 15%.

Questo è in linea con quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità riguardo ai deceduti in Italia che avrebbero un età media di 81 anni e in maggioranza uomini (lo studio del CDC cinese indicava 2/3 uomini). Solo il 2,8% era nella fascia 50–59. Inoltre i due terzi avevano patologie pregresse tra cui soprattutto ipertensione, cardiopatia ischemica e diabete.

Ci ritroviamo quindi con un virus che colpisce duramente gli anziani in una popolazione anziana, una situazione ad alto rischio.

Continua qui.

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Luca Cozzuto
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Written by Luca Cozzuto

Biotechnologist and bioinformatician. Spain, Italy.

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