COVID-19 in Italia
Qui la prima parte e qui la seconda.
Alla fine è arrivato. Il virus più mediatico degli ultimi anni è giunto in Italia e ha costretto alla quarantena diverse migliaia di persone. Come sempre succede nel nostro paese davanti ai problemi (siano naturali o meno) le polemiche si diffondono più rapidamente del virus. Premetto che non sono un virologo né un epidemiologo, però ho studi che mi consentono di parlare del tema e i dati che riporto sono debitamente linkati e verificabili.
A livello globale il numero di morti è di 2,441 (dati al 22/02/2020, qui i dati aggiornati) mentre gli infetti sono 76,922. Il numero di morti è quindi il 3%. Diversi dubbi riguardano i casi in Cina, che potrebbero essere sottostimati (vedi la seconda parte), quindi analizzando solo i casi al di fuori della Cina abbiamo 17 morti su 1,677 casi (circa l’1%). Sempre in Cina riportano che il numero dei casi che hanno richiesto ospedalizzazione è del 18%, se riteniamo che anche questo numero sia sovrastimato di tre volte avremmo un 6% di casi che richiederebbero ospedalizzazione.
Ma quanto sono allarmanti questi numeri? In Cina ci sono stati circa 80 mila casi in un mese nonostante tutte le misure drastiche di quarantena. Se non prendessimo misure simili il virus potrebbe diffondersi più velocemente e portare alla saturazione delle unità intensive degli ospedali con problemi anche per gli altri ammalati.
Con 100,000 infettati potremmo avere tra i 6,000 e i 18,000 persone in ospedale, in reparti infettivi che richiedono particolare attenzione. E 1,000 –3,000 persone potrebbero rischiare di morire.
Il tutto senza considerare la crisi economica, politica ecc. che sarebbe inevitabile.
Risulta quindi fondamentale confinare le zone dove sia presente il virus e seguire le raccomandazioni dell’Istituto Nazionale della Sanità.
Nel frattempo la ricerca va avanti e vengono testati nuovi vaccini che richiederanno comunque più di un anno per essere approvati.
Sarebbe utile ricordarsi che tagliare i fondi alla ricerca non è mai una buona idea, poiché prima o poi la natura ci presenterà il conto.