2019-nCoV (ribattezzato Sars-CoV-2) parte II
L’epidemia causata da 2019-nCoV in Cina, recentemente ribattezzata COVID-19 dall’Organizzazione Mondiale dalla Sanità, ha causato più di mille morti (dato al giorno 11/02/2020) superando il primato di un altro coronavirus, quello della SARS che causò sempre in Cina l’epidemia nel 2002–2003.
Da quegli anni ad oggi però la velocità di diffusione delle informazioni in tempo reale è aumentata esponenzialmente. Se da un lato questo aumento ha permesso alla ricerca di avanzare rapidamente, dall’altro ha aumentato anche la velocità con cui si è scatenato il panico tra le persone comuni e ha creato, sin da subito, tensioni internazionali.
Sin dai primi dati allarmanti provenienti dalla Cina, infatti, diversi paesi hanno deciso di bloccare le comunicazioni col gigante asiatico e di cancellare eventi internazionali, andando contro a trattati internazionali e ignorando le raccomandazioni del OMS. Questo rapido ed eccessivo flusso di informazioni, a volte piombato nelle nostre case ancor prima delle dovute verifiche di veridicità, ha poi amplificato i fenomeni di razzismo contro gli asiatici, moltiplicando il sentimento di odio che già covava in molti individui.
Il fatto poi che la Cina fu restia a diffondere i dati della SARS nel 2003 ha reso scettici gli altri paesi riguardo ai veri numeri che vengono diffusi oggi dagli organismi sanitari cinesi.
La Cina ha probabilmente la situazione fuori controllo nella zona dell’epicentro, la provincia di Hubei, dove si registrano il 74% degli infettati (31,728) e si concentrano il 96% dei morti (974) (aggiornato al giorno 11/02/2020). Questo dato instilla molti dubbi nella comunità internazionale poiché la mortalità in questa zona (3.1%) è quasi otto volte più alta che nel resto del paese (0.4%) e nel resto del mondo (0.4%).
Possiamo in questo momento fare soltanto delle ipotesi per cercare di capire il perché:
- Nella zona dell’epicentro il virus può essere stato più mortale perché meno evoluto e quindi più simile a quello che si è diffuso prima dai pipistrelli ai pangolini e poi da questi ultimi all’uomo. Con il tempo avrebbe poi cominciato a mutare, per adattarsi meglio all’ospite umano e quando ha cominciato ad uscire dall’epicentro era probabilmente già un virus molto diverso da quello che aveva causato i primi casi.
- Nella zona dell’epicentro, la mortalità potrebbe essere maggiore perché il sistema sanitario è al collasso, nonostante siano stati costruiti degli ospedali in tempi record e mandate risorse e uomini per fronteggiare la situazione.
- Forse i dati sulla mortalità sono solo falsati dall’impossibilità di diagnosticare tutti i casi, per mancanza del numero necessario di kit diagnostici. Questo infatti ha impedito che il test venisse fatto a tutti i presunti infetti, lasciando i casi meno gravi senza una diagnosi e fuori dai conteggi. Si sta quindi sottostimando il numero di persone infette nella provincia di Hubei e di conseguenza la mortalità qui risulta più alta. Se dovessimo applicare la percentuale di mortalità generale come quella reale a Hubei, il numero reale di infetti salirebbe a 250,000 contro i 31,000 dichiarati. Che ci sia un problema di sottostima del numero di infetti è chiaro alla stessa Cina che il giorno 13/02/2020 ha deciso di riclassificare un certo numero di ammalati. In pratica, tutti i pazienti che hanno avuto i sintomi della malattia, pur non essendosi mai sottoposti ad alcun test, vengono conteggiati come infetti. Si è passati così da un giorno all’altro da 45 a 60 mila infetti, il che ha provocato un ulteriore, comprensibile, clamore mediatico. Fortunatamente la Cina ha da poco accolto l’offerta di aiuto da parte dell’OMS, che invierà una sua delegazione di esperti internazionali per fronteggiare l’ emergenza e per (si spera) fare chiarezza sui numeri, mettendo a tacere le illazioni sui dati diffusi.
L’OMS nel frattempo ha decretato l’allerta globale per l’epidemia e ritiene molto probabile si converta in pandemia, colpendo altri paesi.
Ad oggi (17/02/20) il numero di contagiati nel mondo ha raggiunto i 72 mila mentre i morti sono 1,775 (2,5%). Guardando la progressione del diffondersi dell’infezione sembra si sia arrivati a un “plateau”, con un forte rallentamento della comparsa di nuovi casi.
Le drastiche misure di contenimento sembra stiano funzionando nonostante le nuove evidenze sull’elevata contagiosità del virus.
In questi giorni, infatti, una nave da crociera è stata messa in quarantena al largo del Giappone per la presenza a bordo di alcuni passeggeri risultati positivi al test per diagnosticare il 2019-nCoV. In 12 giorni si è passati da 10 casi a circa 450 su un totale di 3,700 passeggeri. Questo “involontario” esperimento scientifico ha mostrato in quanto poco tempo e con quale efficienza, il virus sia capace di infettare una comunità chiusa. Questa nave è diventata in poco tempo il posto al di fuori della Cina con più casi confermati.
Nel frattempo diversi gruppi di ricerca e aziende farmaceutiche stanno lavorando alacremente ad un vaccino, sostenuti da finanziamenti sia pubblici che privati.